GIUBILEO 2025 :prepariamoci con la PREGHIERA

don Pietro Marchetti, parroco

Nel cammino di preparazione al Giubileo, Papa Francesco desidera che questo anno 2024 sia dedicato alla preghiera, invitando tutti noi a un tempo di grande impegno, in preparazione dell’Apertura della
Porta Santa. La celebrazione dell’Anno Santo trova la sua origine nella tradizione ebraica del giubileo, come tempo di perdono e riconciliazione e, a partire dal 1300, un’occasione speciale per meditare
sul grande dono della misericordia divina che sempre ci attende e sull’importanza della conversione
interiore, necessaria per poter vivere i doni spirituali dati ai pellegrini.
Dice Papa Francesco che la preghiera dovrebbe essere per il cristiano il “respiro della vita” spirituale, capace di non interrompersi mai “nemmeno quando dormiamo” e senza la quale mancherebbe quell’atto
vitale che ci mette in relazione con il Padre. In questo modo, la vita di preghiera non si presenta
come un’alternativa al lavoro e agli impegni che siamo chiamati a svolgere durante la giornata, ma piuttosto come ciò che accompagna ogni azione della vita.
Il Catechismo ci insegna che la preghiera è “relazione vivente dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo. In questo dialogo
noi non parliamo solo con Dio, ma impariamo anche ad ascoltarlo, trovando le risposte e
la direzione alla luce della Sua presenza silenziosa”. Il Papa ci incoraggia a trovare momenti
di preghiera in tutte le circostanze che siamo chiamati ad affrontare, sia nelle gioie che nelle sfide della vita, nella preghiera scopriamo quanto siamo amati da Dio, e questa scoperta ci dà la speranza e il
coraggio per vivere la giornata, così che i problemi da affrontare non siano più intralci alla
nostra felicità, ma appelli di Dio , occasioni per il nostro incontro con Lui. La Quaresima
che stiamo vivendo ci aiuti a intraprendere il cammino verso i doni del Giubileo, scoprendo
la misericordia, la forza e l’amore di Dio e a dare concretezza all’invito del Papa, trasformando questo
2024 in una “grande sinfonia di preghiera”. Cari Massesi, soprattutto quelli di buona volontà e
desiderosi di seguire il Signore: intensifichiamo la nostra preghiera: è un bel regalo che
facciamo a noi stessi e a tutta la nostra comunità parrocchiale e civile e così si possa allargare
il bene che Dio semina anche attraverso la nostra vita.
Buona Pasqua a tutti.

Programma dal 23 al 31 marzo 2024

Letture: Isaia 50,4-7 / Salmo 22 / Filippesi 2,6-11

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Dal Vangelo secondo Marco (15,1-39) [forma breve]
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

Parola del Signore

LA VITA DELLA COMUNITA’

Anno : B

Marzo 2024

Domenica 24

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 20.30 (oratorio) : Assemblea parrocchiale organizzativa per la “Festa della Ripresa”

Mercoledì 27 Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa (NO alle 18.00)

Ore 19.00 (S. Cassiano) : S. Messa del Crisma

Giovedì 28

Santo

Ore 20.30 (S. Paolo) : S. Messa Solenne “In Coena Domini”

a seguire : Adorazione fino alle ore 23.00

Venerdì 29

Santo

Astinenza e Digiuno

Ore 15.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 20.30 (S. Paolo) : Celebrazione della Passione del Signore

Sabato 30

Santo

Ore 9.30–12 e 15.30–18 (S. Paolo):Benedizione delle uova

Ore 17.10 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

Ore 21.30 (S. Paolo) : Veglia Pasquale

Domenica 31

Pasqua di Resurrezione

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa solenne

Ore 17.40 (S. Paolo) : Novena della Divina Misericordia

VITA ECCLESIALE

Sabato 23 18.00 + Solaroli Giovanna
Domenica 24 10.30 + Amodeo Melchiorre e Milotta Maria, Di Liberto Giuseppe e Giorlando Maria

+ Mazzanti Antonio e per Monia (vivente)

Lunedì 25 18.00 Vivi e defunti delle famiglie Dovadola – Ruffinie secondo le intenzioni di Maria Teresa

+ Giannina, Rina, Fausta, Magda e Bighi

Martedì 26 8.00 + Renato Silvio
Mercoledì 27 8.00 + Dovadola Ivano, Monica, Silverio e Ruffini Armanda
Giovedì 28 20.30 + Montesi Natale
Venerdì 29
Sabato 30
Domenica 31 10.30

18.30

+ Bufano Margherita

+ Sangiorgi Tomaso, Vittorina e Giacomo e deff. della famiglia

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

Per le anime del Purgatorio e secondo le intenzioni di Maria Teresa

MattinoPomeriggioSera

Lunedì 25 : Ore 20.45 – 22.00

Martedì 26 : Ore 20.45 – 22.00

Giovedì 28 : Ore15.00-19.00 21.45 – 23.00

Venerdì 29 : Ore 10.00-12.0018.00-19.00

Sabato 30: Ore 9.30-12.0015.00-19.00

Domenica 31: Ore 16.30-18.00

Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Le Confessioni della Settimana Santa

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario

Venerdì ore 17.10 Inizia la Novena della Divina Misericordia

Domenica delle Palme ore 16.55 S. Rosario ore 17.30 Via Crucis

Domenica di Pasqua ore 17.40 Novena e 17.55 S. Rosario

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Visita alle famiglie con benedizione

25 mar. – 27 mar.

(dalle ore 15.00)

Lunedì 25 : Via Gramsci (pari)

Martedì 26 : Via Gramsci (dispari)

Mercoledì 27 : Via Pertini

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 12,1-11 Gv 13,21-33.36-38 Mt 26,14-25 Gv 13,1-15 Gv 18,1-19,42 Mc 16,1-7

Vivere il mistero – Gesù entra in Gerusalemme come un re, ma questo passaggio attraverso la folla che lo osanna, è per il Cristo una sorta di grande prova per imparare a passare in mezzo al mare della tribolazione, ormai vicina, con un cuore libero e sereno. Il Signore Gesù sa accogliere gli osanna e, parimenti, gli insulti rimanendo saldo nella propria pace interiore. La regalità che immaginiamo come privilegio ed esenzione dalla comune condizione di tutti, diventa per il Signore Gesù perfezione di consenso e pienezza di assunzione di tutto ciò che è umano negli aspetti più gloriosi e in quelli più umilianti. Il cammino del Signore verso la sua passione è vissuto in una consapevolezza che si potrebbe ritenere una forma di grande lucidità che rifiuta ogni illusione di comode soluzioni. Lo dice ai suoi discepoli e lo ricorda a tutti noi, dichiarando fino in fondo ciò che sta succedendo: «Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura». Il grido che risuona in modo fortissimo sulle labbra di Gesù morente, sale pure dal nostro cuore non solo davanti alla morte di Gesù, ma anche davanti a ogni forma di ingiustizia, di prevaricazione e di cattiveria: «Perché?». Il Signore Gesù, prima di spirare e nella tenebra più fitta della croce, non trova altre parole se non quelle del salmo «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» mentre nella casa di Simone il lebbroso – a Betania – «ci furono alcuni che si sdegnarono tra di loro: “Perché questo spreco di profumo?”». Il «Figlio di Davide» che riconosciamo e acclamiamo all’inizio della solenne liturgia delle Palme, si rivela fino in fondo «Figlio di Dio» – come testimonia il centurione – proprio perché ha saputo spezzare e versare la sua vita come pane e vino donati. In questo modo il Cristo segue e imita il gesto di quella donna che gli ha fatto intuire il mistero di sovrabbondante dono in cui stava per entrare e che si potrebbe riassumere dolorosamente e amorevolmente in quel «ruppe il vaso di alabastro… versò il profumo». Gesto di rarissima umanità che viene colto e accolto da Gesù e che, al contrario, suscita le ire degli astanti e, in particolare, di «uno dei Dodici» che trova la forza di andare a consegnare Gesù in cambio di poco e vile «denaro» . Forse è proprio attorno a questo gesto che si dovrebbe levare il più forte e sofferto «Perché?». Sì, a causa del tradimento dell’amore venduto perché disprezzato e quindi terribilmente sprecato. Eppure sembra che nonostante Giuda – e in lui ciascuno di noi – «cercava come consegnarlo al momento opportuno» il Signore non fa altro che consegnarsi completamente, trasformando se stesso alla stregua di quei «mantelli» su cui aveva trionfalmente e umilmente camminato entrando a Gerusalemme. Con un gesto di donna si apre la passione, con un gesto di uomo si chiude: «Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù». Questo tempo prezioso ci viene dato come occasione propizia per crescere nel coraggio di essere umani. Ma dove possiamo attingerlo se non riconoscendo nel «modo» di vivere e morire di Gesù il modello unico della nostra vita che comporta molte morti? Eppure il centurione non ha più dubbi: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio». Nello spazio di una medesima liturgia la gioia dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, scandito dall’entusiastico «osanna», si tramuta in silenzio pensoso e quasi penoso davanti al grido: «Crocifiggilo». (d. Renato De Zan)

Medjugorje, 25 Marzo 2024

“Cari figli!

In questo tempo di grazia pregate con me

affinché il bene vinca in voi ed attorno a voi.

In modo particolare, figlioli,

pregate uniti a Gesù sulla Sua via crucis.

Mettete nelle vostre preghiere quest’umanità

che vaga senza Dio e senza il Suo amore.

Siate preghiera,

siate luce e testimoni

per tutti coloro che incontrate, figlioli,

affinché Dio misericordioso

abbia misericordia di voi.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Medjugorje, 18 Marzo 2024 – Messaggio annuale a Mirjana

” Cari figli,

io sono con voi grazie all’amore misericordioso di Dio.

Ed è per questo che, come madre,

vi invito a credere nell’amore.

L’amore che è comunione con mio Figlio.

Con amore aiutate gli altri ad aprire i loro cuori

per conoscere mio Figlio e per amarLo.

Figli miei,

l’amore fa sì che mio Figlio illumini i vostri cuori con la Sua grazia,

cresca in voi e vi doni la pace.

Figli miei, se vivete l’amore, se vivete mio Figlio,

avrete la pace e sarete felici.

La vittoria è nell’amore.

Vi ringrazio! “

Programma dal 16 al 24 marzo 2024

Letture: Geremia 31,31-34 / Salmo 50 / Ebrei 5,7-9

Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 16 18.00 + Mazzotti Angelo e Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Donata, Dino e Francesco

+ Rossella

Domenica 17 10.30 + Sangiorgi Tomaso

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

+ Mazzanti Antonio e per Monia (vivente)

Lunedì 18 18.00 + Rosa e Carmine
Martedì 19
Mercoledì 20 18.00 + Faccani Alessandro e Stefano, Orlacchio Angelina e Luisi Giovanni
Giovedì 21 18.00 + Antonio
Venerdì 22
Sabato 23 18.00 + Solaroli Giovanna
Domenica 24 10.30 + Amodeo Melchiorre e Milotta Maria, Di Liberto Giuseppe e Giorlando Maria

+ Mazzanti Antonio e per Monia (vivente)

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)

Venerdì ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario

ore 17.30 Via Crucis

 

Anno : B

Marzo 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 17

V di Quaresima.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 18 Ore 20.45 (canonica) : Caritas Parrocchiale
Mercoledì 20 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 21 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 22

Astinenza

Ore 8.00 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (via Amendola) : Via Crucis con partenza dall’incrocio di via Amendola con via Dini e Salvalai fino al Santuario della B. V. della Consolazione.

Domenica 24

Le Palme

Raccolta a favore dell’ ”Opera S. Teresa di Ravenna”

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.30 (S. Paolo)

Ore 10.15 (oratorio) : Benedizione delle Palme e processione fino alla chiesa di S. Paolo.

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa

Ore 18.00 (S. Paolo) : Via Crucis

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Visita alle famiglie con benedizione

18 mar. – 22 mar.

(dalle ore 15.00)

23 marzo

(pomeriggio)

Lunedì 18 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.2 al n.36E)

Martedì 19 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.36G al n.36T)

Mercoledì 20 : Via Dini e Salvalai (pari dal n.38 alla fine)

Giovedì 21 : Via XXV Aprile (pari)

Venerdì 22 : Via XXV Aprile (dispari dal n.1 al n.19)

Sabato 23 : Via XXV Aprile (dispari dal n.21 alla fine)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 8,1-11 Mt 1,16.18-21.24a Gv 8,31-42 Gv 8,51-59 Gv 10,31-42 Gv 11,45-56

Vivere il mistero – Le letture di questa domenica, che sembra ormai affacciarsi decisamente sull’imminente Settimana santa, da una parte sembrano concludere e dall’altra cercano di aprire. Si conclude il cammino fatto attraverso queste domeniche sul senso dell’alleanza e, ancora una volta, la prima lettura ci riporta su questo mistero di appartenenza come è sempre avvenuto lungo tutte queste domeniche. Mentre la Pasqua si avvicina a grandi passi, il Signore Gesù non fa alcun mistero del fatto che la sua «anima» è «turbata» (Gv 12,27) e in tal modo ci concede di essere turbati a nostra volta. Ciò nulla toglie alla realtà del cammino: «Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire»(12,32). Certo il Signore parla del suo esodo pasquale ormai imminente, ma prepara il cuore di ciascuno di noi alle nostre pasque non solo inevitabili, ma persino desiderabili. Anche noi come il Signore Gesù siamo chiamati a passare attraverso la sua stessa esperienza pasquale: lasciare che il Padre ci onori e ci glorifichi nella misura in cui impariamo da ciò che patiamo e non, invece, patiamo ciò che impariamo. La Pasqua del Signore è vicina: più vicina essa è, e più si manifesta pienamente l’opzione fondamentate della nostra vita. La Croce, sembra dirci il Signore, è proprio quella «voce che non è venuta per me ma per voi» (12,30) al fine di indicarci che è giunto il tempo di acconsentire a divenire discepoli: dare la vita semplicemente così come ci viene chiesta, semplicemente nel solco in cui il seme della nostra esistenza «cadde» (Mc 4,4), Per accettare la logica del seme abbiamo bisogno di «un animo generoso», di «uno spirito saldo» e di «non essere privati del suo santo spirito» come ci fa pregare il re Davide. Solo così anche di noi il Signore potrà dire: «l’ho glorificato e lo glorificherò ancora» (Gv 12,28). Come dimenticare che la storia di ogni albero è questa di un piccolo seme? Non temiamo quindi di marcire e sempre ricordiamo che se non accetteremo il destino del seme non avremo alcun futuro di vita e i nostri occhi saranno solo per la morte, mentre noi invece desideriamo la vita senza fine. (d. Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

A partire già dall’IX secolo, in concomitanza con un’evoluzione significativa delle forme del culto cristiano, si ebbe un adattamento altrettanto importante dei suoi edifici, sia nella costruzione delle nuove chiese sia nella disposizione interna degli spazi e dei luoghi liturgici. Di questi adattamenti ci interessa sottolineare quello che riguarda il polo principale della celebrazione, cioè l’altare, perché di fatto coinvolse anche la sede. Infatti, si assiste a un duplice fenomeno: da una parte, uno spostamento progressivo dell’altare principale o «maggiore», privato ormai del suo ciborio, verso il fondo dell’abside, al quale è orientata e rivolta la preghiera del sacerdote e dei fedeli; dall’altra, la mutazione della sua forma originaria, divenendo allungato e stretto, inserito in una maestosa e magnifica struttura scenografica come una specie di piedistallo per accogliere candelieri, fiori e reliquie dei santi, e non più riconoscibile come la mensa del Signore. Questa nuova posizione e forma dell’altare, appiattito e spinto nel fondo del semicerchio absidale, comportò anche lo spostamento della cattedra episcopale e dei seggi dei presbiteri che, nelle antiche basiliche e nelle cattedrali fino al secolo XI-XII, avevano normalmente proprio lì la loro collocazione. Lasciata l’abside, la cattedra trovò un posto fisso accanto all’altare o lungo un lato dello spazio antistante l’altare stesso, normalmente a sinistra guardando l’abside dalla navata, a latere Evangelii, orientato quindi perpendicolarmente all’asse longitudinale della chiesa. Altare e presbiterio occupano ora uno spazio comune in cui andrà accentuandosi ancora di più la separazione dal resto della chiesa e, quindi, dal resto dell’assemblea. La sopraelevazione della sede, rispetto al piano del presbiterio, venne limitata e stabilita a tre gradini, a differenza dell’antica disposizione absidale il cui numero era determinato dall’esigenza della visibilità del vescovo celebrante, mentre invece si sviluppo in altezza con il suo schienale e apparato decorativo. Nel Rinascimento la cattedra verrà munita di baldacchino, cuscini e preziosi drappeggi secondo il colore liturgico del giorno, a imitazione del trono regale o dei signori feudali nei saloni di gala delle nobili residenze. Di conseguenza, ne erediterà anche il nome appunto di trono, manifestando così in primo luogo non più la funzione liturgica ma l’onore dovuto alla dignità e autorità del vescovo, il quale in realtà, più che presiedere, «assisteva» alle celebrazioni. (4 continua)

Programma dal 9 al 17 marzo 2024

Letture: 2Cronache 36,14-16.19-23 / Salmo 136 / Efesini 2,4-10

Signore, tu hai parole di vita eterna.

Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 09 18.00 + Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi
Domenica 10 10.30

18.00

+ Vrenna Giuseppe e Scicchitano Teresa

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Mazzanti Antonio

e per Monia (vivente)

+ Pia Mazzetti (anniv.)

Lunedì 11
Martedì 12
Mercoledì 13 18.00 + Monesi Gino
Giovedì 14
Venerdì 15 20.30 + Alfonso, Alma, Maria e don Orfeo
Sabato 16 18.00 + Mazzotti Angelo e Sangiorgi Maria Luisa e deff. fam. Mazzotti e Sangiorgi e Capucci Armando

+ Donata, Dino e Francesco

Domenica 17 10.30 + Sangiorgi Tomaso

+ Berardi Francesco, Maria, Demo e Luigi

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario

ore 17.30 Via Crucis

Anno : B

Marzo 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 10

IV di Quaresima.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa durante la quale verrà conferito il mandato ai componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Lunedì 11 Ore 20.45 (canonica) : Consiglio Pastorale Parrocchiale
Mercoledì 13 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Giovedì 14 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro fidanzati in preparazione al matrimonio.
Venerdì 15

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 5a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 16 Ore 16.15 (S. Paolo) : Particolare momento di riflessione in preparazione alla settimana santa
Domenica 17

V di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

AIn sacrestia sono sempre disponibili le marmellate delle monache clarisse di Imola, a sostegno della loro comunità che ci ricorda tutti nella preghiera.

Visita alle famiglie con benedizione

11 mar. – 15 mar.

(dalle ore 15.00)

16 marzo

(mattino)

Lunedì 11 : Via Marchetti (pari)

Martedì 12 : Via Marchetti (dispari)

Mercoledì 13 : Vicolo Caponnetto

Giovedì 14 : Via Dini e Salvalai (dispari), Via Rossa

Venerdì 15 : Via Turati

Sabato 16 : Via della Libertà

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Gv 4,43-54 Gv 5,1-16 Gv 5,17-30 Gv 5,31-47 Gv 7,1-2.10. 25-30 Gv 7,40-53

Vivere il mistero – L’evangelista Giovanni ci accompagna ancora e in un certo modo ci guida nel nostro cammino di conversione. Ormai oltre la metà del nostro cammino quaresimale, la liturgia ci mette direttamente sotto il mistero della croce per evitare di rallentare il passo verso la Pasqua. La liturgia orientale prevede, proprio a metà della Quaresima, una grande commemorazione della croce per aiutare i fedeli a essere ancora più generosi nel loro cammino ascetico. ln ogni modo a 0gnuno di noi si rivolge direttamente e personalmente la parola che il Signore Gesù rivolge «di notte» (Gv 3,2) a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (3,14-15). Potremmo definire questa domenica come «la domenica della fede». Infatti, il Signore Gesù al rabbi Nicodemo che vorrebbe disquisire «teologicamente», risponde riportandolo all’essenza e al fondamento di ogni possibile discorso teologico che si basa su questa realtà: «Dio, infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (3,16-17).  In questa domenica la croce sembra sbarrarci la strada perché come Nicodemo decidiamo di fare un passo in più non solo nella conoscenza, ma nell’adesione. La condizione per procedere nel nostro cammino di conversione è accettare di lasciare che la «luce» disturbi le tenebre che sono in noi a cui siamo talora motto più affezionati di quanto siamo disposti ad ammettere. Il Signore continua a farsi vicino in ogni piega delta storia così che possiamo contemplare il suo amore premuroso in ogni scintilla di bene e in ogni grande dolore che segna e attraversa i cuori umani. Non siamo soli, il Signore ci è accanto con la sua sollecitudine che è balsamo per i nostri cuori, condivisione solidale del nostro dolore. Mentre Nicodemo cerca nella notte del suo smarrimento interiore alcune ragioni, il Signore Gesù gli chiede – e lo chiede a noi con lui – di fare un passo in più «verso la luce» (Gv 3,21). È come se fossimo invitati a fare un bilancio provvisorio del nostro cammino, tanto da chiederci in che misura i passi del nostro cuore stanno salendo «verso» Gerusalemme ove sarà «innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. (3,14-15) a condizione che accettiamo non solo di guardare verso di lui, ma di lasciarci guardare da lui. Lo sguardo del Crocifisso è più ardente di quello del serpente ed è capace di mettere a nudo la verità delle nostre disposizioni e delle nostre scelte diventando «giudizio» (3,19) a cui è impossibile, oltreché inutile, volersi sottrarre: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce». Eppure, sembra proprio che lo sfondo di questa tenebra, che si radica nella fatica del nostro cuore ad accogliere il «giudizio» di Dio su tutto ciò che in noi contrasta con il suo disegno di amore e di benevolenza, sembra evidenziare ancora di più e ancora meglio «La straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Ef 2,7). La croce è piantata al cuore della storia come un’antenna – una sorta di parabola spirituale – che permette di riprendere i contatti tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo, tra ciascuno di noi e il Creatore e questo «per grazia» (2,5). Metà del cammino quaresimale è già atte nostre spalle e la croce già si staglia all’orizzonte del nostro esodo rinnovato non come l’ultima stazione di un viaggio disperato, ma come la porta che apre a un oltre che ci viene donato ed esige la nostra generosa accoglienza e il nostro audace coinvolgimento. (d. Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Proprio rifacendosi al modello architettonico romano, e ancora prima persiano, dell’edificio basilicale ora adattato al culto cristiano, l’abside si prestò perfettamente ad accogliere a ridosso della parete semicircolare il seggio riservato al vescovo e, ai suoi lati, i banchi per i presbiteri e gli altri ministri, costituendo un vero e proprio «presbiterio» cioè una zona riservata ai presbiteri’. Sopra a esso, nel catino absidale, spesso si poteva ammirare l’immagine del Pantocrator, il Cristo glorioso seduto su un trono in mezzo agli apostoli e santi che tiene in una mano il libro e con l’altra esprime il gesto allocutorio, oppure quella dell’etimasìa, cioè la rappresentazione di un trono vuoto, alludendo alla presenza invisibile del Risorto, a volte con sopra il libro sacro oppure sormontato da una croce gemmata. La cattedra episcopale nelle antiche basiliche (IV-VI secolo), e poi anche nelle costruzioni successive, non era più mobile e di legno ma fissa e quasi sempre di pietra o marmo, arricchita con decorazioni o sculture o mosaici, adorna di drappi e rialzata da tre o più gradini affinché fosse visibile da tutti i fedeli radunati nella navata. In questa disposizione, dove l’abside è occupata dalla sede vescovile e dal presbiterio, l’altare era posto verso la navata principale, al centro del transetto o sotto la cupola in uno spazio proprio, mentre l’ambone era collocato il più delle volte da un lato all’inizio della stessa navata: clero e fedeli laici, dunque, erano rivolti entrambi verso i due più importanti poli della sinassi, specialmente eucaristica, vale a dire l’altare e l’ambone. Dalla presenza di questo seggio presidenziale del vescovo, chiamato da subito cathedra, prese il nome la chiesa centrale e più importante della città o di un territorio, detta appunto la cattedrale. La cattedra episcopale, quindi, non svolgeva solamente una funzione liturgica ma rappresentava il luogo e la sede da cui il vescovo esercitava il compito proprio di insegnare, presiedere e guidare la comunità a lui affidata. Le cattedre degli Apostoli e dei primi Vescovi, poi, venivano conservate con una particolare devozione, diventando simbolo permanente di una autorità e di un magistero superiore’. Eusebio, vescovo di Cesarea (+ 339), ricorda infatti che si venerava a Gerusalemme la cattedra di san Giacomo e ad Alessandria quella di san Marco (cf. Storia Ecclesiastica VII, 19; II, 16). (3 continua)

Programma dal 2 al 10 marzo 2024

Letture: Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 / Salmo 115 / Romani 8,31b-34

Signore, tu hai parole di vita eterna.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Parola del Signore.

VITA ECCLESIALE

Sabato 02 18.00 + Montanari Dircea

+ Preda Maria Teresa

Domenica 03 10.30 + Franca e coniugi Mussino e Giacometti

+ Amatulli Felice

Lunedì 04
Martedì 05 8.00 + Luigi Rizzi detto Carlo
Mercoledì 06 18.00 + Masi Cesare e Tosca e Masi Domenico

Per Kamilia (vivente) e la sua salute

Giovedì 07
Venerdì 08
Sabato 09
Domenica 10 10.30

18.00

+ Vrenna Giuseppe e Scicchitano Teresa

+ Gagliardi Bruno e Resta Albertina

+ Pia Mazzetti (anniv.)

Orario Confessioni Venerdì ore 11.0012.00 (don Pietro)

Sabato ore 11.0012.00 (don Pietro)

ore 16.4517.45 (don Pietro)

N.B. Concordare con don Pietro eventuali esigenze.

Orario SS. Messe Feriale: Martedì ore 8.00 Venerdì ore 2030

Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato ore 18.00

Festivo : ore 10.30, 18.00

Tutti i giorni ore 17.25 S. Rosario (escluso venerdì e domenica)

Venerdì ore 17.00 Via Crucis

ore 17.30 Adorazione eucaristica e S. Rosario

Domenica ore 16.55 S. Rosario

ore 17.30 Via Crucis

Anno : B

Marzo 2024

LA VITA DELLA COMUNITA’

Domenica 03

III di Quaresima.

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 15 (S. Cassiano) : Incontro dei ragazzi che si preparano al sacramento della Cresima col nostro vescovo.

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Martedì 05 Ore 20.45 (oratorio) : Incontro genitori dei fanciulli che si stanno preparando a ricevere il sacramento della 1a Comunione
Mercoledì 06 Ore 20.30 (canonica) : Prove del “Coro S. Paolo”
Venerdì 08

Astinenza

Non c’è la S. Messa alle ore 8.00)

Ore 17.00 (S. Paolo) : Via Crucis

Ore 17.30 (S. Paolo) : Adorazione Eucaristica e S. Rosario

Ore 20.30 (S. Paolo) : 4a Stazione Quaresimale

(Unica S. Messa in S. Paolo)

Sabato 09 Ore 17.00 (S. Paolo) : S. Rosario seguito dalla celebrazione del Sacramento dell’”Unzione degli Infermi”
Domenica 10

IV di Quaresima

Ss. Messe alle ore 10.30 e 18.00 (S. Paolo)

Ore 10.30 (S. Paolo) : S. Messa e benedizione dei componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Ore 17.30 (S. Paolo) : Via Crucis

Nota – L’ 8 e 9 marzo ha luogo la “24 ore per il Signore” iniziativa quaresimale di preghiera e riconciliazione voluta da Papa Francesco. Il sacerdote è disponibile per la confessione Venerdì dalle 10.00 alle 11.30 e sabato dalle 11.00 alle 12.00.

Visita alle famiglie con benedizione

04 mar. – 08 mar.

(dalle ore 15.00)

Lunedì 04 : Via Vicini (pari)

Martedì 05 : Via Vicini (dispari)

Giovedì 07 : Via Baldini (pari),

via Baldini (dispari dal n.1 al n. 79)

Venerdì 08 : Via Baldini (dispari dal n. 85 alla fine)

Alla scuola di Gesù :
Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato
Lc 4,24-30 Mt 18,21-35 Mt 5,17-19 Lc 11,14-23 Mc 12,28b-34 Lc 18,9-14

Vivere il mistero – La liturgia di questa domenica si apre con la memoria dell’alleanza stretta fra Dio e il suo popolo attraverso il dono delle «Dieci parole» sul monte Sinai. Dopo l’Alleanza rinnovata con Noè tra i flutti del diluvio e quella ratificata con Abramo nell’angoscia del Moria, oggi siamo invitati a riascoltare quelle parole che non vogliono limitare, bensì fortificare la nostra libertà creando un argine alle onde anomale del nostro egoismo che sono sempre in agguato. Per questo il cosiddetto decalogo comincia con la memoria: «lo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). Ben diversa è l’aria che si respira nei cortili del tempio, così bello e glorioso, da essere anche così costoso da avere bisogno di tutto un mercato che ne assicuri il funzionamento e lo splendore: «gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete» (Gv 2,14).  La grandezza ha un prezzo che rischia di schiacciare la bellezza di un dono reciproco e l’amore ha sempre una dose di follia che si manifesta nel mistero di «Cristo crocifisso: scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» (1Cor 1,23). Non c’è nulla di più sovversivo dell’amore e non c’è nulla di più rivoluzionario della gratuità: «Ma egli parlava del tempio del suo corpo» che sarà innalzato sulla croce su cui è rivelata non la grandezza, bensì «la debolezza di Dio» (1Cor 1,25). La divina dolcezza di Gesù prende oggi i tratti di una santa collera. Davanti all’ipocrisia e alla falsa ingenuità l’unica soluzione promettente è fare il vuoto. Non possiamo che ringraziare per la chiarezza e l’incisività con cui il Signore ci mette di fronte alle esigenze di una vita che sia realmente secondo il cuore di Dio, senza mai cedere a nessuna logica di mercato. Come i discepoli siamo tenuti a ricordare le parole e i gesti del Signore per evitare che la commercializzazione, persino spirituale, allarghi il fossato tra noi e il Vangelo per mancanza di gratuità. La risposta del Signore Gesù ai Giudei si contestualizza in un tempo preciso e simbolicamente forte: «Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù sali a Gerusalemme». La festa che ricorda il dono della libertà offerto da Dio al suo popolo, diventa l’occasione per vendere di più, mentre dovrebbe essere il momento in cui donare di più, per donarsi di più. Per questo il Signore sembra lanciare proprio la sfida del dono a quanti gli chiedono un «segno» che rafforzi la logica del «mercato» e per questo impegna la sua persona in modo totale, unico, definitivo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». San Paolo annoterebbe: «Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,24) che si rivela però non nella forza dell’evidenza e nella ferrea e precisa logica dei «cambiamonete» (Gv 2,15), ma nella «debolezza» (1 Cor 1,25) del dono di sé. I «tre giorni» di cui parla il Signore non vogliono entrare in concorrenza con «i quarantasei anni» (Gv 2,20) di Erode, ma desiderano elevare la storia degli uomini nei tempi e nei modi della «stoltezza di Dio» (1 Cor 1,25) che diventa la sapienza cui dobbiamo conformare la nostra vita. (d. Renato De Zan)

Spazi per la liturgia- La sede del celebrante (prima parte) [continuazione] (di don D. Ravelli)

Nei primi due secoli del cristianesimo il luogo della preghiera comune era semplicemente la domus, cioè la «casa privata», nella quale il presidente della celebrazione stava come un padre di famiglia tra i fedeli radunati attorno, probabilmente senza riservargli alcun seggio particolare, per leggere prima gli scritti degli Apostoli e poi celebrare la Cena del Signore. Successivamente, quando la fede cristiana vide una grande espansione e le case private non bastavano più a contenere il grande numero dei nuovi fedeli, venne destinata specificatamente una costruzione alla preghiera e alla sinassi eucaristica, la cosiddetta domus ecclesiae, simile a una abitazione ma adibita esclusivamente al culto. Sebbene sembri difficile ricostruire in essa la disposizione interna dell’aula liturgica e in particolare del luogo proprio del celebrante, pare tuttavia che già in queste prime costruzioni vadano delineandosi precise caratteristiche per i principali poli celebrativi e anche per la sede liturgica. Infatti, un antico direttorio siriaco del III secolo prescrive di collocare a oriente la sede per il vescovo, circondata ai due lati da altri seggi più semplici per i presbiteri (cf. Didascalia Apostolorum II, 57, 3-4). Quindi resta già attestato in quest’epoca, oltre a un orientamento dell’aula, un luogo preciso della presidenza. A questa indicazione possiamo aggiungerne un’altra che ci viene da una testimonianza archeologica a Dura Europos, nel deserto della Siria, dove è stata rinvenuta una domus ecclesiae costruita intorno al 230 e rimasta in uso per una ventina d’anni: l’aula liturgica, destinata alla celebrazione eucaristica e posta accanto a quella del battistero, conserva una pedana di pietra rialzata che, per la sua posizione e significato, può aver costituito la predella della sede per il presidente della celebrazione, il vescovo, e sulla quale trovava posto un seggio mobile e di legno. Accanto a essa si potevano mettere gli altri ministri e di fronte i laici, i quali trovavano dei banchi per sedersi, ma che scomparvero assai presto per ricomparire solo in epoca moderna. Quando cominciò dal IV secolo la fioritura delle basiliche cristiane, edificate in tutte le province dell’impero romano diventato cristiano per raccogliere grandi assemblee, il luogo della presidenza assunse connotati ancora più precisi. (2 continua)